giovedì, aprile 27, 2006

Quella volta nel pulmino...

Salute a voi popolo del blog, eccomi dopo una lunga e faticosa giornata (che ha visto tra l’altro il neo promoter finanziario porgermi una birra ghiacciata tra una serie di colpi e l’altra, una bella pedalata sotto la pioggia per rientrare a casa ed un paio di ore di "lavoro" qui al pc) a fare i conti con quella vena di nostalgia che ti porta a ricordare ed a raccontare di quella volta che..si, capisco che qualcuno di voi si sta chiedendo "ma non te ne potevi andare a dormire?!", beh, la risosta è semplice no, non potevo..non potevo chiudere la porta all’ispirazione e non potevo non accennare a qualcosa che tutti noi abbiamo vissuto e che ancora oggi ricordiamo con tanta simpatia:i lunghi viaggi nel pulmino.
E tra le tante "avventure" che il "ford vecchio" (un affare che col carrello pieno solo di 7.20 sulle salite di Mottola per andare a Taranto scendeva drasticamente a 80..70..60..e a volte anche a 50 km/h!!!), o il "ducato vecchio" mi hanno regalato, mi salta alla memoria un pulmino di tutto rispetto con alla guida l’instancabile ingegnere (che in quel periodo per non fumare troppo durante i viaggi, o forse per aromatizzare le sigarette prima di gustarle, usava infilarle dalla parte del filtro prima nel naso, poi nelle orecchie, in ordine sparso, per poi, finite tutte le aperture, portarle alal boca e fumarle) affiancato da Fabio Sabatti (FABIO DOVE SEI???) e Dario Tanzarella, in seconda fila io, Evy Pice ed Antonio Samamrco, ed in terza fila i leggiadri Ottomano e Panzarino, e la vittima di turno il timoniere Massimo Digregorio. Una formazione piena di entusiasmo che, diretta a Piediluco, a pochi km da Bari si interrogava su come ingannare il tempo. Non ricordo di chi fu il primo ad iniziare ma ben presto il viaggio si trasformò in una serie interminabile di eventi ludici (giochi di di gruppo) in cui al solito destrezza, capacità intellettuali, gioco di squadra e spirito di gruppo, al termine ne uscivano come i soli ed indiscussi vincitori. Si è iniziato all’altezza di S. Severo con una versione particoalre della "morra cinese" (gioco famoso in oriente perchè in grado di stimolare capacità strategiche importatntissime anche nel canottaggio), in cui al termine il vincitore aveva diritto di percossa sul vinto, per poi passare, sempre con delle sfide a due (che per lo scarso spirito di collaborazione di Sabatti coinvolgevano solo 6 dei 9 membri del pulmino) in cui uno deve colpire le mani dell’avversario secondo modalità e schemi ben noti (gioco in grado di stimolare i riflessi e la circolazione delle mani, anche queste fondamentali per un canottiere). Dopo un centinaio di km passati in questo modo (di riscaldamento direi) l’idea geniale.. il "Beby bianco", giuoco che si prefigge lo scopo di migliorare la capacità di calcolo, di aumentare la capacità di concentrazione e la velocità di ragionamento di tutti i giocatori, salvo ricorrere allo schiaffetto educativo previsto anche dal metodo Montessori e tanto caro al buon Buonopane (fu lui ad introdurre la mia generazione a questo giuoco) in caso di errore. Il tutto naturalmente accompagnato da brevi pause al momento delle gallerie in cui la massa sceglieva a caso e...alti risuonavano "gli applausi" per quel buio calato all’improvviso. In fine, usciti dall’autostrada, si passo al classico dei classici, lo schiaffo del soldato.. e qui l’apoteosi, con il delicato Pasquale che faceva letteralmente volare il piccolo Digregorio contro i finiestrini prendendo rincorse secondo traiettorie impensabili considerato il campo di giuoco, salvo poi dirsi stupito per essere stato riconosciuto e, al suo turno, debolmente colpito dallo stesso timoniere che voleva si rifarsi, ma al temp ostesso temeva di incorrere nelle ire del futuro olimpionico. E fu proprio questa sfida a due (al momento si era alla trentesima capoccaita del tim. contro il vetro, accompagnata dalle immancabili lacrime a stento trattenute) che fece scoccare la scintilla..all’altezza della Valle del Salto, quando mancava poco meno di 1h all’arrivo, l’ing. fino a quel momento alle prese con la malcapitata sigaretta, interruppe il torneo e (forse irritato dall’idea che un giuoco di gruppo altamente formativo qual’è lo schiaffo del soldato venisse snaturato e reso una tenzone a due..non vedo altra possibile spiegazione) iniziò la più solenne delle CAZZIATE mai sentite in ambito C.U.S...si fermò solo per dire a Tanzarella di andare a recuperare gli appoggi per le barche arrivati al campo di regata..non si interruppe un attimo, ripercorrendo tutto quel viaggio (da S. Severo al lago, segno che aveva seguito tutto l’evolversi della situazione). E mai come quella volta parlò chiaro..scandiva ogni parola e che dire, io al secondo anno ragazzi non osai parlare fino a sera, ed ancora oggi ricordo con terrore le minacce di pene corporali se non avessimo fatto quel che dovevamo fare sul campo di regata.
E voi? Che dite di quella volta nel pulmino che.....

8 commenti:

il rosso ha detto...

partimmo un giorno di maggio un mercoledi' forse agli inizi del mese diretti in olanda destinazione precisa leiden per la rijngvaart regatta gara di fondo in otto fuoriscalmo sulla distanza di 100 km. l'equipaggio in barca coincideva con quello del pulmino il mitico VW transporter:
1. straziota
2. formica
3. d'agostino c.
4. bianchini
5. bevilacqua
6. piccolo
7. crocitto
8. intranò
timoniere de santis
la partenza si svolge secondo i peggiori auspici il pulmino incomincia a singhiozzare già all'altezza del semaforo ai binari, cerchiamo un meccanico, ma data l'ora e la giornata rinunciamo. incominciamo, dietro l'indicazione di uno dei componenti dell'equipaggio particolarmente versato nelle discipline tecniche, a cercare un maggiolone VW da cui asportare un pezzo a suo dire essenziale per ripristinare il normale funzionamento del nostro mezzo.
provvediamo al furto della predetta pompa AC e riusciamo cosi' ad arrivare a san severo. il pulmino, giuntovi alle ore 21.30 circa si ferma dopo aver percorso gli ultimi 60 km a 30 km /h dormiamo li alla meglio (il pulmino era stato attrezzato con improvvisate panche per consentire di dormire su piu' strati) al mattino provvediamo alla riparazione e arriviamo a destinazione dopo un viaggio durato 48 ore. mi fu compagno di viaggio un provolone, usato come cuscino per tutta l'andata.
ovviamnte non manco' una foratura (o due) e diversi altri contrattempi. arrivati a leiden avemmo giusto il tempo per un piccolo allenamento e il giorno dopo la gara. 100 km chiusi in 7h 09m 00sec al secondo posto dietro l'equipaggio della società organizzatrice 'laga' partito ad handicap 6 minuti prima di noi. per cui chissà al ritorno tappa a candia per regata nazionale in otto e 4 con che bello ragazzi.
il ricordo piu' vivo la gara e poi il barbecue sulle sponde erbose del canale con gli amici olandesi, tutti indossavano (anche in mutande o bermuda) la giacca con i colori della rispettiva università.

... alla prossima.

GuttaLex ha detto...
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GuttaLex ha detto...

..siamo nell'anno 2000..viaggio di ritorno da una trasferta.
Per delle circostanze che non ricordo assolutamente, al ritorno da Piediluco nel Ducato con le barche ci ritrovammo solo in quattro persone: Io, il Luka Spik di Japigia (Angelo Attolico), il timoniere keniota Roberto Rotondo e alla guida Natuzzi (modello T1000).
Le circostanze lasciavano presagire un ritorno in completo relax e tranquillità, in quanto potevamo disporre addirittura di una fila di sedili a testa e il timoniere tranquillamente in mezzo ai borsoni.
Ma il DNA del canottiere è quello, e non ci puoi fare nulla...quando c'è un timoniere il canottiere deve "dire la sua"
Alla prima galleria lunga (1000 mt circa) si conferma quanto appena detto..
Non so che successe all'interno (non senti nessun rumore o parola), ma, all'uscita il buon Angelo Attolico si ritrovò in piedi sopra il timoniere...ed io non potetti fare altro che aiutare Angelo che si stava stancando...

Mitico Roccia ha detto...

Come potrei dimenticare quel viaggio cui sottoponemmo il grande Poppi all'mpiccagione dell'uccello.
Questa consisteva nel legare il glande del malcapitato al tetto del pulmino con una corda avente una lunghezza tale da costringerlo a stare appena sollevato dal sedile.
Ad ogni buca od irregolarità dell'asfalto, la corda si tendeva trasmettendo uno strappo all'uccello con una forza avente la direzione dello stesso. Questo veniva sottoposto ad uno carico di trazione prossimo al carico di deformazione plastica del pisello.
La corda venne tolta un attimo prima di arrivare al carico di snervamento e successiva rottura.
Poppi soffrì un pò, ma quando arrivammo a Sabaudia aveva un pisellone mica da ridere!

Mitico Roccia ha detto...

Nel raccontare la vostra vi prego di fare un pò mente locale e rispondere anche alla seguente domanda.
Ricordate le tante trasferte fatte d'estate,ed immaginate la seguente scena: 40°C esterni e 52°C interni al pulmino, in viaggio da ore ed ore, senza una bottiglia d'acqua, senza poter bere da ore, la gola arsa, la saliva che si trasforma a poco a poco in sabbia.
Qualcuno tira fuori una birra da 3/4 gelata,......Bepi arraffa la bottiglia e beve a garganella.
Avete mai visto qualcuno avere il coraggio di bere dopo di lui piuttosto che lasciarsi morire di sete?

Mitico Roccia ha detto...

Bravo the rocket così si fa, rispetto ed educazione vanno incu(l)cati ai giovani in modo INCISIVO e PENETRANTE.
A noi la Montalcini ci fa una.....vabbè....ci fa un baffo!

il rosso ha detto...

il mio pisello porta ancora i segni della prima trasferta nel pulmino vw transporter posto centrale a quei tempi bepi era tanto partecipe delle nostre attività da partecipare attivamente ai picchiaggi.
ricordo che roccia e compagni mi agguantarono strettamente e operarono l'impiccagione con bepi che sghignazzava durante la guida.

e una volta ancora trasferta di fine stagione a brasimone si decide al ritorno di passare da san marino, ma uno di noi era di troppo si decise l'estrazione a sorte. in ballottaggio eravamo in sostanza io e roccia. vennero preparati i biglietti con tutti i nostri nomi e ovviamente fui estratto io ... non mi sognai minimamente di protestare e chiedere una verifica dei biglietti ... su tutti i biglietti c'era scritto un solo nome "il rosso"!

Mitico Roccia ha detto...

madò Pasquà tutte queste brutte cose ti ho fatto? e chi se ne ricordava più!