giovedì, marzo 30, 2006

trasversalità


niente è trasversale come il canottaggio. ho visto equipaggi composti da "... poveri straccioni e da grandi signori ..." ho visto e vedo amici chiacchierare di una gara o fare allenamento insieme fianco a fianco l'uno 15 anni l'altro 45.
dove altro si può trovare tutto questo se non nel mondo magico del canottaggio. uno sport che dà solo a chi è disposto a mettersi all'ultimo posto dietro la fatica, il dolore, le mani gonfie di bolle e calli, i dolori al culo per i lunghi allenamenti in mare, il freddo, l'umido.

chi ha fatto canottaggio e se lo porta ancora dentro mi ha capito, chi il canottaggio se lo è fatto scivolare addosso mi prenderà per pazzo.

ma io ho capito perchè un ragazzino e un uomo fatto possono sentirsi uguali seduti su un carrello sul mare.

1 commento:

Mitico Roccia ha detto...

Che dire ragazzi....leggendo queste righe sentivo i brividi percorrermi la schiena ovvero, come diciamo noi a Firenze, mi si arrizzicavano le carni.
E' vero, è tutto vero! Questo sport, o meglio, questa filosofia di vita ti entra nelle vene e nel cervello e non ti molla più fino a quando respiri.
La barca, la fatica la voglia di far camminare sta barca più delle altre ci rende uguali, quarantenni a quindicenni, studenti a professori. Ma la vera magia è che in un mondo pieno di pregiudizi su quella barca ci accettiamo l'un l'altro immediatamente, senza remore. Dobbiamo fare camminare sta cacchio di barca e avast!!!!
Me mo basta senò mi commuovo.